Friedrich Nietzsche nasce nel 1844 a Röcken, nella Sassonia Prussiana, da Karl Ludwig, pastore protestante, e da Franziska Oehler. Nel 1846 nasce la sorella Elisabeth e nel 1848 il fratello Joseph, che muore però a soli due anni. Il padre muore nel 1849 e la famiglia si trasferisce a Naumburg. Dal 1858 Nietzsche frequenta scuola di Pforta, dove riceve una rigorosa formazione classica, dedicandosi però anche, privatamente, alla lettura di autori non convenzionali come Emerson e Hölderlin.
Nel 1864 si iscrive a teologia all’Università di Bonn, per compiacere le aspettative materne, ma sviluppando in realtà un profondo distacco dalla fede tradizionale. Si dedica prevalentemente agli studi filologici sotto la guida di Friedrich Ritschl, e segue il maestro a Lipsia dopo il suo trasferimento. È del 1865 la prima lettura di Schopenhauer, che diventa il principale riferimento filosofico di Nietzsche, anche se ben presto sottoposto a critica (già sotto l’influenza della lettura della Storia del materialismo di Lange nel 1866).
Il talento filologico di Nietzsche (che si esprime nelle sue ricerche su Teognide, Diogene Laerzio, Simonide) gli vale l’ottenimento, nel 1869, della cattedra di filologia classica presso l’Università di Basilea, dove conosce Jacob Burckhardt e Franz Overbeck. Nietzsche comincia anche a frequentare i coniugi Wagner, residenti nella vicina Tribschen. L’anno successivo partecipa brevemente come infermiere alla guerra franco-prussiana, ma deve lasciare il fronte per malattia.
La sempre presente vocazione filosofica di Nietzsche segna il suo distacco dal mondo della filologia tradizionale e la pubblicazione de La nascita della tragedia nel 1872, in cui Nietzsche propone un’immagine della grecità incentrata sul pessimismo, suscita forti reazioni: Richard Wagner ed Erwin Rohde intervengono in difesa del testo. All’interno dell’opera Nietzsche sviluppa la propria metafisica giovanile, incentrata sui due principi dell’“apollineo” (elemento di formazione e individuazione) e del “dionisiaco” (forza primordiale di creazione e distruzione). Sotto l’influenza di Wagner e Schopenhauer, l’opera assegna al “genio” il compito di redimere la brutalità naturale, identificando nell’arte la giustificazione dell’esistenza.
Successivamente Nietzsche lavora alle Considerazioni inattuali, una serie di scritti polemici volti a criticare il “filisteismo” culturale dell’epoca, in particolare in Germania. Nietzsche si rivolge contro alcuni dei maggiori motivi d’orgoglio dei suoi contemporanei: il “razionalismo” religioso, il successo degli studi storici, l’erudita filosofia accademica.
Nel frattempo tuttavia l’entusiasmo per Wagner e per il ruolo “salvifico” dell’arte gradualmente si raffredda: l’esperienza del festival wagneriano di Bayreuth nel 1876 è per Nietzsche una delusione. Il definitivo distacco, sancito dalla pubblicazione di Umano, troppo umano nel 1878, porta a compimento un lungo percorso e non fa che esplicitare alcuni elementi già presenti nel pensiero di Nietzsche, tra cui il suo costante interesse per le tematiche scientifiche (è del 1873, ad esempio, la prima lettura di Boscovich) e l’ostilità nei confronti del cristianesimo.
L’opera, la prima redatta in forma aforistica, porta in primo piano la componente critica della ragione, quella storica in particolare. Considerate nella loro origine e nel loro sviluppo (ossia secondo quel metodo che Nietzsche chiamerà poi “genealogia”), le creazioni alle quali l’umanità attribuisce maggior valore (tra cui l’arte stessa), si rivelano in realtà come il prodotto di semplici bisogni istintuali e di un progressivo sistema di mistificazioni. Sullo stesso percorso si collocano Aurora (1881), dove Nietzsche comincia ad approfondire il problema della “morale”, e La gaia scienza (1882), dove è registrata la “morte di Dio”, ossia il tramonto delle possibilità di redenzione metafisica dell’esistenza.
Ottenuto nel 1879 il definitivo congedo dall’Università di Basilea per motivi di salute (ma anche per l’abbandono degli interessi filologici in direzione della filosofia), Nietzsche comincia a condurre un’esistenza “nomadica”, soggiornando, negli anni a seguire, in varie località tra l’Italia, la Svizzera e il sud della Francia. Trascorre le estati, in particolare, a Sils-Maria, in Alta Engadina, dove nel 1881 ha la prima “intuizione” dell’eterno ritorno.
Nel 1881, a Roma, Nietzsche conosce Lou von Salomé, con cui instaura un rapporto profondo e turbolento, tra proposte di matrimonio rifiutate e progetti di vita comune con lei e Paul Rée, che portano tra l’altro a forti tensioni con la madre e con la sorella. Alla rottura dei rapporti con Lou e Rée nel corso dell’anno successivo segue per Nietzsche un periodo di profonda depressione ma anche di intensa attività filosofica. Dopo una breve riconciliazione, i rapporti con la sorella peggiorano nuovamente in seguito al suo fidanzamento con l’agitatore antisemita Bernhard Förster. È in questo clima che matura Così parlò Zarathustra, le cui quattro parti vengono pubblicate tra il 1883 e il 1885.
Nel testo Nietzsche elabora in una forma poetico-simbolica molte delle concezioni sviluppate negli aforismi degli anni precedenti, e che sono poi nuovamente articolate in Al di là del bene e del male (1886). A Zarathustra Nietzsche affida soprattutto il compito di esporre la teoria dell’eterno ritorno, la cui prima apparizione ha luogo al termine del quarto libro de La gaia scienza. Come mostrano i frammenti postumi, tale teoria origina dagli studi fisico-cosmologici di Nietzsche, in conseguenza dei quali essa appare come l’ipotesi scientifica più rigorosa, della quale si tratta di sviluppare le implicazioni etiche. Tali implicazioni comportano anzitutto un rovesciamento della prospettiva cristiana, in quanto ne annullano la visione progressiva ed escatologica della storia: Nietzsche elabora perciò nello Zarathustra una sapiente mimesi del linguaggio evangelico, volta svuotarne la significatività dall’interno.
L’umanità educata dalla teoria dell’eterno ritorno è indicata da Nietzsche con il termine “superuomo” (o “oltreuomo”): tale umanità è in grado di sopportare (e anzi di favorire, secondo la prassi del nichilismo attivo) il tramonto dei valori trascendenti, sviluppando un senso di gioiosa accettazione (amor fati) dell’eterno processo di creazione e distruzione di valori che costituisce la vitalità tragica dell’esistente.
Nel 1886 Nietzsche lavora alla stesura di nuove prefazioni per le riedizioni di Umano, troppo umano, Aurora, La gaia scienza e, soprattutto, La nascita della tragedia. Il Tentativo di autocritica preposto alla nuova edizione (il cui sottotitolo diventa “grecità e pessimismo”, sopprimendo il riferimento allo “spirito della musica”, probabilmente troppo wagneriano), rappresenta infatti uno dei principali documenti del giudizio retrospettivo espresso da Nietzsche sul proprio pensiero giovanile.
Nel 1887, in poche settimane, vede la luce La genealogia della morale, le cui tre dissertazioni rappresentano una delle più compiute applicazioni della metodologia nietzscheana, applicata ad alcuni concetti chiave della dottrina morale: i concetti di “buono” e “cattivo”, di “colpa” e “cattiva coscienza”, il significato degli ideali ascetici. Dietro le maschere dei comportamenti morali si rivela l’azione di una pura dinamica della volontà di potenza, principio al cui studio Nietzsche si dedica negli ultimi anni, lavorando anche ad un’opera in proposito (il progetto non è però realizzato).
La teoria della volontà di potenza sintetizza una concezione dinamica della totalità, interpretata come un campo di forze di in cui ogni punto, nel suo continuo mutamento, esprime una prospettiva ed è invece privo di ogni sostanzialità predeterminata. Al venir meno di ogni individualità soggettiva in sé conclusa, corrisponde l’importanza attribuita da Nietzsche alla nozione di corpo, interpretata in senso pluralistico come attività espansiva e appropriativa.
Nel 1888 Nietzsche compone le sue ultime opere: Il caso Wagner (il risultato più maturo delle costanti ricerche di Nietzsche sulla psicologia della décadence), Il crepuscolo degli idoli, L’Anticristo, Nietzsche contra Wagner ed Ecce homo, che contiene la sua autobiografia intellettuale. Dopo la stesura dei Ditirambi di Dioniso ha luogo a Torino, nei primi giorni del 1889, il crollo psicologico di Nietzsche. I “biglietti della follia”, spediti nei giorni successivi, mettono in allarme Overbeck, che si reca a Torino e porta con sé Nietzsche a Basilea. Il filosofo è ricoverato in clinica prima a Basilea e poi a Jena. Dal 1890 fa ritorno a Naumburg, assistito dalla madre.
Nel 1894 la sorella Elisabeth, rientrata dal Paraguay dopo il suicidio del marito in seguito al fallito tentativo di instaurarvi una colonia antisemita, fonda l’“Archivio Nietzsche”, che diventerà il centro propulsore di una “mitizzazione” del fratello non priva di mistificazioni (alla sorella si deve anche la pubblicazione postuma de La volontà di potenza, testo ottenuto assemblando gli appunti di Nietzsche). Dopo la morte della madre, nel 1897, Elisabeth si assume anche la cura del fratello, portandolo con sé a Weimar, dove Nietzsche muore nel 1900.
Nel 1864 si iscrive a teologia all’Università di Bonn, per compiacere le aspettative materne, ma sviluppando in realtà un profondo distacco dalla fede tradizionale. Si dedica prevalentemente agli studi filologici sotto la guida di Friedrich Ritschl, e segue il maestro a Lipsia dopo il suo trasferimento. È del 1865 la prima lettura di Schopenhauer, che diventa il principale riferimento filosofico di Nietzsche, anche se ben presto sottoposto a critica (già sotto l’influenza della lettura della Storia del materialismo di Lange nel 1866).
Il talento filologico di Nietzsche (che si esprime nelle sue ricerche su Teognide, Diogene Laerzio, Simonide) gli vale l’ottenimento, nel 1869, della cattedra di filologia classica presso l’Università di Basilea, dove conosce Jacob Burckhardt e Franz Overbeck. Nietzsche comincia anche a frequentare i coniugi Wagner, residenti nella vicina Tribschen. L’anno successivo partecipa brevemente come infermiere alla guerra franco-prussiana, ma deve lasciare il fronte per malattia.
La sempre presente vocazione filosofica di Nietzsche segna il suo distacco dal mondo della filologia tradizionale e la pubblicazione de La nascita della tragedia nel 1872, in cui Nietzsche propone un’immagine della grecità incentrata sul pessimismo, suscita forti reazioni: Richard Wagner ed Erwin Rohde intervengono in difesa del testo. All’interno dell’opera Nietzsche sviluppa la propria metafisica giovanile, incentrata sui due principi dell’“apollineo” (elemento di formazione e individuazione) e del “dionisiaco” (forza primordiale di creazione e distruzione). Sotto l’influenza di Wagner e Schopenhauer, l’opera assegna al “genio” il compito di redimere la brutalità naturale, identificando nell’arte la giustificazione dell’esistenza.
Successivamente Nietzsche lavora alle Considerazioni inattuali, una serie di scritti polemici volti a criticare il “filisteismo” culturale dell’epoca, in particolare in Germania. Nietzsche si rivolge contro alcuni dei maggiori motivi d’orgoglio dei suoi contemporanei: il “razionalismo” religioso, il successo degli studi storici, l’erudita filosofia accademica.
Nel frattempo tuttavia l’entusiasmo per Wagner e per il ruolo “salvifico” dell’arte gradualmente si raffredda: l’esperienza del festival wagneriano di Bayreuth nel 1876 è per Nietzsche una delusione. Il definitivo distacco, sancito dalla pubblicazione di Umano, troppo umano nel 1878, porta a compimento un lungo percorso e non fa che esplicitare alcuni elementi già presenti nel pensiero di Nietzsche, tra cui il suo costante interesse per le tematiche scientifiche (è del 1873, ad esempio, la prima lettura di Boscovich) e l’ostilità nei confronti del cristianesimo.
L’opera, la prima redatta in forma aforistica, porta in primo piano la componente critica della ragione, quella storica in particolare. Considerate nella loro origine e nel loro sviluppo (ossia secondo quel metodo che Nietzsche chiamerà poi “genealogia”), le creazioni alle quali l’umanità attribuisce maggior valore (tra cui l’arte stessa), si rivelano in realtà come il prodotto di semplici bisogni istintuali e di un progressivo sistema di mistificazioni. Sullo stesso percorso si collocano Aurora (1881), dove Nietzsche comincia ad approfondire il problema della “morale”, e La gaia scienza (1882), dove è registrata la “morte di Dio”, ossia il tramonto delle possibilità di redenzione metafisica dell’esistenza.
Ottenuto nel 1879 il definitivo congedo dall’Università di Basilea per motivi di salute (ma anche per l’abbandono degli interessi filologici in direzione della filosofia), Nietzsche comincia a condurre un’esistenza “nomadica”, soggiornando, negli anni a seguire, in varie località tra l’Italia, la Svizzera e il sud della Francia. Trascorre le estati, in particolare, a Sils-Maria, in Alta Engadina, dove nel 1881 ha la prima “intuizione” dell’eterno ritorno.
Nel 1881, a Roma, Nietzsche conosce Lou von Salomé, con cui instaura un rapporto profondo e turbolento, tra proposte di matrimonio rifiutate e progetti di vita comune con lei e Paul Rée, che portano tra l’altro a forti tensioni con la madre e con la sorella. Alla rottura dei rapporti con Lou e Rée nel corso dell’anno successivo segue per Nietzsche un periodo di profonda depressione ma anche di intensa attività filosofica. Dopo una breve riconciliazione, i rapporti con la sorella peggiorano nuovamente in seguito al suo fidanzamento con l’agitatore antisemita Bernhard Förster. È in questo clima che matura Così parlò Zarathustra, le cui quattro parti vengono pubblicate tra il 1883 e il 1885.
Nel testo Nietzsche elabora in una forma poetico-simbolica molte delle concezioni sviluppate negli aforismi degli anni precedenti, e che sono poi nuovamente articolate in Al di là del bene e del male (1886). A Zarathustra Nietzsche affida soprattutto il compito di esporre la teoria dell’eterno ritorno, la cui prima apparizione ha luogo al termine del quarto libro de La gaia scienza. Come mostrano i frammenti postumi, tale teoria origina dagli studi fisico-cosmologici di Nietzsche, in conseguenza dei quali essa appare come l’ipotesi scientifica più rigorosa, della quale si tratta di sviluppare le implicazioni etiche. Tali implicazioni comportano anzitutto un rovesciamento della prospettiva cristiana, in quanto ne annullano la visione progressiva ed escatologica della storia: Nietzsche elabora perciò nello Zarathustra una sapiente mimesi del linguaggio evangelico, volta svuotarne la significatività dall’interno.
L’umanità educata dalla teoria dell’eterno ritorno è indicata da Nietzsche con il termine “superuomo” (o “oltreuomo”): tale umanità è in grado di sopportare (e anzi di favorire, secondo la prassi del nichilismo attivo) il tramonto dei valori trascendenti, sviluppando un senso di gioiosa accettazione (amor fati) dell’eterno processo di creazione e distruzione di valori che costituisce la vitalità tragica dell’esistente.
Nel 1886 Nietzsche lavora alla stesura di nuove prefazioni per le riedizioni di Umano, troppo umano, Aurora, La gaia scienza e, soprattutto, La nascita della tragedia. Il Tentativo di autocritica preposto alla nuova edizione (il cui sottotitolo diventa “grecità e pessimismo”, sopprimendo il riferimento allo “spirito della musica”, probabilmente troppo wagneriano), rappresenta infatti uno dei principali documenti del giudizio retrospettivo espresso da Nietzsche sul proprio pensiero giovanile.
Nel 1887, in poche settimane, vede la luce La genealogia della morale, le cui tre dissertazioni rappresentano una delle più compiute applicazioni della metodologia nietzscheana, applicata ad alcuni concetti chiave della dottrina morale: i concetti di “buono” e “cattivo”, di “colpa” e “cattiva coscienza”, il significato degli ideali ascetici. Dietro le maschere dei comportamenti morali si rivela l’azione di una pura dinamica della volontà di potenza, principio al cui studio Nietzsche si dedica negli ultimi anni, lavorando anche ad un’opera in proposito (il progetto non è però realizzato).
La teoria della volontà di potenza sintetizza una concezione dinamica della totalità, interpretata come un campo di forze di in cui ogni punto, nel suo continuo mutamento, esprime una prospettiva ed è invece privo di ogni sostanzialità predeterminata. Al venir meno di ogni individualità soggettiva in sé conclusa, corrisponde l’importanza attribuita da Nietzsche alla nozione di corpo, interpretata in senso pluralistico come attività espansiva e appropriativa.
Nel 1888 Nietzsche compone le sue ultime opere: Il caso Wagner (il risultato più maturo delle costanti ricerche di Nietzsche sulla psicologia della décadence), Il crepuscolo degli idoli, L’Anticristo, Nietzsche contra Wagner ed Ecce homo, che contiene la sua autobiografia intellettuale. Dopo la stesura dei Ditirambi di Dioniso ha luogo a Torino, nei primi giorni del 1889, il crollo psicologico di Nietzsche. I “biglietti della follia”, spediti nei giorni successivi, mettono in allarme Overbeck, che si reca a Torino e porta con sé Nietzsche a Basilea. Il filosofo è ricoverato in clinica prima a Basilea e poi a Jena. Dal 1890 fa ritorno a Naumburg, assistito dalla madre.
Nel 1894 la sorella Elisabeth, rientrata dal Paraguay dopo il suicidio del marito in seguito al fallito tentativo di instaurarvi una colonia antisemita, fonda l’“Archivio Nietzsche”, che diventerà il centro propulsore di una “mitizzazione” del fratello non priva di mistificazioni (alla sorella si deve anche la pubblicazione postuma de La volontà di potenza, testo ottenuto assemblando gli appunti di Nietzsche). Dopo la morte della madre, nel 1897, Elisabeth si assume anche la cura del fratello, portandolo con sé a Weimar, dove Nietzsche muore nel 1900.
Una dettagliata cronologia della vita di Nietzsche è disponibile su Nietzsche Chronicle, in lingua inglese.
Tra le opere cartacee, l'opera biografica di riferimento è la Vita di Nietzsche di Curt Paul Janz, in tre volumi.
I volumi dell'edizione Colli-Montinari contengono inoltre in appendice un'accurata cronologia.